lunedì 11 novembre 2013

SVELAMENTI

Una pianta di cachi può regalare frutti, ma svelare anche altro! Basta osservare bene e soprattutto avere un occhio allenato...






...e il gioco è fatto


...prima di un duro allenamento ci vuole un riposino



"Forza, ce la puoi fare! Tu sì che sei un vero rametto!!!"



"Che fatica!"

Questo è il frutto della mia immaginazione che spesso vede "troppo", ma è un lavoro a più mani: le mie che hanno realizzato le immagini fotografiche e quelle di Margherita www.margheritallegri.blogspot.com che hanno realizzato gli interventi grafici. Spero che questa collaborazione abbia futuro. 



lunedì 30 settembre 2013

M come Munari

...e Munari come:
creatività
attività pratica
fare per capire
laboratorio
esperienza
continua evoluzione
soluzione

Munari è tante cose, basti pensare che è stato grafico, scrittore e creatore di libri e giochi per bambini, scultore, fotografo, artefice di un metodo per la didattica dell'Arte, designer, artista.
Munari è soprattutto un creativo e in quanto tale è stato tutto quello che ha voluto essere.
Un moto continuo sempre in evoluzione, mai statico e mai stanco (mi vien da pensare!)...alla ricerca continua di soluzioni pratiche, ma che allo stesso tempo avessero un senso estetico; un'estetica essenziale e semplice, ma raffinata.
Ho letto molto di lui e apprezzo il suo metodo applicato alla didattica per l'Arte; una scuola, attraverso il Master in Metodologia BM®, lo insegna. Una ripetizione di ciò che lui ha fatto e non un'applicazione creativa di ciò che ci ha lasciato adattato alla realtà che ci circonda e che ha subito profondi cambiamenti.
Come tutti i metodi, quanto vengono riconosciuti, diventano statici e ripetitivi.
Munari era questo?!




lampada Falkland

«Un giorno sono andato in una fabbrica di calze per vedere se mi potevano fare una lampada.
- Noi non facciamo lampade, signore. - Vedrete che le farete. E così fu.»
B. Munari




Abitacolo

«Struttura montabile e smontabile in varie combinazioni. Abitacolo è una struttura abitabile,
un supporto quasi invisibile per il proprio microcosmo. Pesa 51 chili e può portare anche
venti persone»
B. Munari



posacenere cubo




una Scultura da viaggio pensata per abbellire anonime stanze d'albergo



Scimmietta ZIZI'


Ricerca della comodità in una poltrona scomoda



Progetto semplice, omaggio a Bruno Munari



Una curiosità che ho trovato navigando in internet. Si tratta di un progetto che trovate spiegato qui: http://www.fabbricaginestra.it/progetto-semplice-omaggio-a-bruno-munari 



giovedì 4 luglio 2013

Non voglio fare basta

A progetti conclusi mi guardo sempre indietro. E' andata bene, anche quest'anno è andata bene! Le attività culturali sono sempre in bilico, soprattutto nei periodi di crisi. Ancora sfugge che sono proprio questi i momenti in cui bisogna investire nella Cultura per impedire LO SVUOTAMENTO. A questo proposito trascrivo un articolo che ho trovato tempo fa sul Corriere della Sera e, a seguire, la lettera di una bambina che ho avuto il piacere di conoscere quest'anno, all'interno del progetto Mus-e per cui lavoro.

Dopo scuola: scegliere la ginnastica oppure l'arte
di FEDERICA MORMANDO

Dalla fine dello scorso secolo si va affermando la convinzione che intelligenza coincida con matematica e, assimilandola alla scienza, con abilità tecnologiche. E quindi, passando dalla mente al corpo, pare che la formazione necessaria ai bambini sia per lo più ginnica: muscolare, logica e paralogica. In questo <<culturismo>> l'arte è un hobby, la storia dell'arte, dove la si insegni, è spesso ridotta a elenco di date e dati, il disegno, a scarabocchi detti spontanei. Un po' meglio va alla musica, aureolata dai talenti televisivi. Nell'ottica consumistica <<arte>> esiste solo se equiparata a successo. Quindi è rischiosa, a differenza di ingegneria o informatica. Ma il vero rischio è trascurare la formazione artistica. Ad esempio, vedo che troppi non conoscono la metafora, che permette di trasferire anche le più dolorose esperienze nel regno del sopportabile, trasformandole in immagini e parole. Metafora, che risuona in un luogo del cervello e del cuore un po' lontano dagli incendi dell'esperienza: quello della poesia. L'arte figurativa mette a fuoco il mondo per come risuona in noi, rappresentandolo. <<Ho capito com'è il mondo dentro di me>>, diceva un bimbo dopo tre incontri con il maestro d'arte. Quanto alla musica, primo linguaggio dell'umanità, è un patrimonio di armonia: il mondo perfetto che consola e sublima i frammenti in cui talora si spezza la vita. Dare ai bambini e permettere a noi grandi una formazione artistica è donare il linguaggio che universalmente racconta di noi. Non a caso le dittature spietate la proibiscono: nessuna catena può impedirci di ascoltare nella nostra mente una melodia, di trasformare la vita in poesia o immagine. Bisogna donare l'arte ai bambini: è la possibilità di essere liberi e cambiare il mondo. Quanto lo si può, su questa terra.

in Corriere della Sera, Sabato 20 Ottobre 2012, pg. 47

PER LA ELENA
di Mubin

ELENA DI MUS-E QUELLO CHE ABBIAMO FATTO CON VOI E' BELLISSIMO PER VOI GRAZIE MILLE. ABBIAMO IMPARATO TANTO CON I STRUMENTI MI E' PIACIUTO MOLTISSIMO QUELLO CHE ABBIAMO FATTO CON TE ERA BELLISSIMO. OGGI E' ULTIMO GIORNO DI MUS-E QUINDI E' BELLO VOGLIO FARE ANCORA IL MUS-E NON VOGLIO FARE BASTA PERCHE' MI PIACE.

Ricordo con piacere l'interesse e l'attenzione che questa bambina ha sempre mostrato durante le mie attività. Dare ai bambini come anche agli adulti, strumenti alternativi al linguaggio verbale, permette di scoprire nuovi modi per raccontarsi ed esprimersi, ma anche per raccontare quello che ci circonda.

Il racconto permette di tramandare, di affidare ad un'altra persona quello che pensiamo attraverso immagini oppure no, e quello che viene tramandato in un qualche modo continua a vivere!


martedì 18 giugno 2013

Papaye et Mamangue


Ho scoperto questo libro ad un corso di formazione, Leggere le figure, organizzato dallo Spazio B**K di Milano e tenuto da Giulia Mirandola.
Un libro semplice, ma allo stesso tempo complesso.
Complesso il ragionamento generatore, ma semplice ed efficace il risultato.
Un libro “reverse”. Il lato A si intitola Papaye e il lato B Mamangue (o viceversa).


Papaye et Mamangue di Lydia Gaudin Chakrabarty, Ed. Chandeigne, 2012


La narrazione scorre su pochi colori che riescono a catalizzare l'attenzione: il bianco elegante e pulito, il giallo forte e vivo e l'arancio. Quest'ultimi in realtà sono i colori dei due frutti protagonisti (mango e papaia) che ispirano non solo i colori, ma anche le forme che nascono, si trasformano ed evolvono di pagina in pagina.
Ed è proprio lo scorrere di ogni pagina che ci cattura.
Questi due frutti daranno dei frutti!
Il mango in realtà è una pancia “piena di vita”, ma anche la papaia genera vita e si prende cura della propria creatura.













Un libro che sorprende e spalanca gli occhi a chi ha la capacità di osservare e cogliere piccoli movimenti e leggere mutazioni.







Ho donato questo piccolo libro ad un'amica e alla sua neo-nata famiglia che saprà osservare i propri frutti crescere di giorno in giorno. Ben-arrivato Andrea!



domenica 2 giugno 2013

LIBRI LIBERI

Ieri pomeriggio, presso la Biblioteca di Lodi, si sono tenute le premiazioni del concorso indetto dalla Libreria Sempreliberi di Lodi (qui il regolamento) in collaborazione con il Sistema Bibliotecario del Lodigiano e la Provincia di Lodi. Hanno partecipato 116 studenti di 8 classi del "C. Piazza", Liceo Artistico lodigiano. La giura, di cui ho fatto parte, ha visionato ben 91 progetti di silent book...perchè questa era la richiesta: realizzare un libro senza parole per bambini.



giuria riunita presso la Libreria Sempreliberi, durante la selezione


Tanti i progetti e tante le idee, i ragazzi sono stati molti bravi. Si sono cimentati nella costruzione di libri pop-up, nell'acquerello, in progetti digitali, hanno osato con pagine di formati differenti, libri tattili, libri per stimolare i cinque sensi, ecc...












La varietà dei progetti dimostra che da parte loro c'è stata una ricerca, sicuramente guidata dai loro insegnanti che hanno saputo dare loro le informazioni corrette per poter affrontare un argomento non comune. Ogni progetto era corredato dallo storyboard (qui, sul blog Le figure dei libri trovate nello specifico di cosa si tratta) che si trova esposto nella mostra, arricchendola di quesi passaggi non visibili, ma che sono fondamentali per la costruzione di un libro.










Le premiazioni si sono aperte con un discorso del preside del Liceo che ha ricordato che spesso all'interno di una scuola ci si trova difronte a dei talenti e che bisogna saperli coltivare. Questo dovrebbe essere un monito per tutti!
Qui sotto i lbri vincitori:






Primo premio: Apri la porta
Secondo premio: Faces
Terzo premio: La casa sull'albero
Quarto premio (aggiunto in corso d'opera): Gli uccelli notturni
Questi libri si sono distinti per le idee, per l'attenzione con cui sono stati realizzati e semplicemente perchè sono stati i migliori. Invito tutti ad andare a visionare i libri vincitori e anche tutti gli altri che rimarranno esposti fino all'8 Giugno. La mostra sarà visitabile durante gli orari di apertura della Biblioteca (per info: www.bibliotechelodi.it - tel. 0371 442 319).
Penso che questi ragazzi siano stati bravi e coraggiosi nel cimentarsi in un'esperienza nuova. Hanno saputo narrare senza l'utilizzo della parola, cosa non semplice, ma soprattutto hanno saputo dar forma alle loro idee.

domenica 12 maggio 2013

SCOMPIGLIATA...


...come sempre, dopo un corso di formazione!
Tante le idee, tanti i punti di domanda, tanti i dubbi, tante le emozioni.



foto scattata durante il seminario


Questo fine settimana ho seguito il corso di formazione “Scartate e scompigliate” a Reggio nell'Emilia, organizzato dal centro REMIDA.
Tante maestre e poi io e Siria (collega e amica) che progettiamo e realizziamo laboratori creativi.
Due esseri ibridi.
Ci siamo sentite così.
Esiste una distinzione tra una maestra che ha la possibilità di sperimentare e indagare a lungo con i “i propri bambini” materiali e mezzi e chi propone laboratori creativi che spesso non vede gli stessi bambini per più di tre incontri. La mancanza di tempo è come un'incognita non risolvibile che spinge ad accelerare i tempi di sperimentazione e ricerca.
Nei nidi e nelle scuole dell'infanzia di Reggio e con Reggio vorrei identificare tutte quelle soluzioni scolastiche purtroppo atipiche all'interno di una realtà scolastica italiana vecchia e obsoleta, dove vedo ancora maestre che fotocopiano e fanno colorare...
Negli anni '80, quando frequentavo l'asilo, mi venivano fornite delle fotocopie che dovevano essere colorate!
...qui a Reggio, dicevo, le maestre lavorano anche un anno intero con LA CARTA che viene proposta, esplorata, osservata, indagata, progettata. La carta, come ogni altro materiale che si può proporre ad un bambino, si trasforma in un mezzo valido per imparare ad esplorare, OSSERVARE, indagare e progettare LA VITA.
Questo, penso, il fulcro di tutto: l'osservazione.
Se si impara ad osservare, si impara ad aspettare, ad ascoltare, a concedersi il gusto della vita che è fatta di noi e di altri, di me e di te, di intrecci e sapori diversi da scoprire e rispettare, perché chi osserva, rispetta.

Un leggero retrogusto amaro, però, mi è rimasto. Un senso di ridondanza.
Forse è troppo?
Ho seguito altri percorsi di formazione.
Al Castello di Rivoli troppa ricerca estetica.
Qui a Reggio troppa ricerca pedagogica.
Dove sta il giusto?
Forse si può trovare nel mezzo?
In un essere ibrido, per esempio?
Ho seguito anche i corsi organizzati dal MIC di Faenza che sento più come me: sperimentazione e ricerca estetica camminano di pari passo. Ciò che viene fatto non da l'impressione di essere fine a se stesso. Non ci si incammina in un tunnel di cui non si vede la fine.
Nelle esperienze da me proposte, la fine c'è ed è piacevole, perché nasce comunque dalla sperimentazione, dalla ricerca che inevitabilmente ci insegnano ad osservare.

Ogni corso frequentato è un'esperienza che pone domande, insinua dubbi, ma che mi aiuta a trovare risposte!


martedì 30 aprile 2013

...e finalmente riapre!

Dopo un lungo trasloco finalmente Sabato 4 Maggio riapre la Libreria per bambini e ragazzi di Lodi. Si presenta con una nuova veste, in via Gaffurio al civico 18.




locandina realizzata da Ambra Bechini
 http://ambrabechini.tumblr.com/


All'interno una grande novità: il laboratorio Nautilus, gestito da Maria (musicista e musicoterapeuta) che proporrà diverse iniziative. Al più presto altre informazioni, ma per ora spero di vedere tanta gente Sabato dalle ore 11 in poi...




lunedì 29 aprile 2013

Punti di vista/2

Alla Fiera del libro di Bologna di quest'anno, tra i tanti bei libri visti (vien da sè che avrei voluto fossero tutti miei!) ne ho acquistato uno che in particolar modo mi ha colpita per la sua semplicità, ma al tempo stesso per la grande efficacia...come tutte le cose semplici. Il titolo: Cos'é?



Cos'è?, di E. Cumer, ed. Artebambini, 2013

Valerio un bambino di 2 anni dalla dialettica disarmante, figlio di un'amica, sfogliandolo, mi ha detto: piccolo blu piccolo giallo. In effetti la grafica e il tipo di illustrazione lo ricorda.
Si tratta di pezzi carta, anzi di un unico pezzo di carta che si trasforma in continuazione. E quindi cos'é?
E' una nuvola, è una pecora, è un albero, è un pesce ed è ancora tante altre cose.









Qui, il collegamento con Munari e con uno dei suoi "storici" laboratori, è veloce. Preparando fogli tagliati o strappati a caso, di forme insolite e strane, saranno le stesse forme a suggerire un soggetto da colorare all'interno della sagoma, che risulterà diverso ad ogni occhio che lo guarderà. Prossimamente vi mostrerò alcuni di questi lavori realizzati con bambini di varie età.

sabato 6 aprile 2013

Punti di vista/1

Chiedendo, a dei bambini, cos'è un punto di vista...come risposta ho avuto: quando si guarda da un punto, ma si può guardare anche da un altro!
Perfetto.
Sono molte le occasioni e i laboratori da proporre che ci permettono di parlare di punti di vista e di quanti modi esistano per vedere una cosa e capirla meglio.
...e mi viene in mente la spin art.
Io ai miei bambini solitamente la propongo attraverso l'utilizzo di una centrifuga per insalata che viene ovviamente utilizzata per un fine non consueto e attraverso modalità non consuete. Questo l'effetto finale:












martedì 5 marzo 2013

...un colpo di vento!


Tempo fa ho trovato per terra, nella mia stanza, questa fotografia (scattata mesi fa, l'avevo già guardata, ma non così).



                             



L'ho raccolta e ho iniziato ad osservarla. Mi piaceva!
Ancora oggi mi piace!
Mi sono immaginata seduta sotto un ponte. Potrebbe essere?! Cielo azzurro e una natura che si specchia in un lago bianco.
Poi, ho capovolto l'immagine e tutto è tornato "al suo posto".



                              



Una piccola, ma bella esperienza che mi ha fatto pensare al punto di vista.
A questo proposito vi consiglio due libri che parlano di punti di vista e preconcetti: Gisella pipistrella di Jeanne Willis e Tony Ross, Il Castoro, 2007






e Il mio vicino è un cane di Isabel Minhòs Martins e Madalena Matoso, laNuovafrontiera junior, 2012





"E' proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un'altra prospettiva, anche se può sembrare sciocco o assurdo ci dovete provare" (tratto da L'attimo fuggente, film di P. Weir, 1989)

...non aspettate un colpo di vento!


sabato 19 gennaio 2013

Creatività a tappeto


di Elena De Prezzo, operatrice di laboratori creativi

Un bambino creativo è un bambino felice”
B. Munari1

La creatività è una facoltà che appartiene a tutti indistintamente oppure a pochi fortunati?
Per secoli si è pensato che la creatività fosse un potenziale divino e che, come tale, appartenesse solamente alle divinità. I primi studi sono stati effettuati nel '900 e da qui ne sono nate molte definizioni, tra cui quella più corretta e adatta del matematico Poincaré nel 1929: “Creatività è unire elementi esistenti con connessioni nuove, che siano utili”, dove nuovo e utile rappresentano le fondamenta dell'atto creativo ovvero il superamento delle regole esistenti che intuisca un'ulteriore regola condivisa e utile.
Di fatto la creatività mette in relazione ciò che già si conosce e quindi, più cose si conosceranno più la nostra creatività sarà in grado di CREARE e di farci progettare e “produrre”. Da qui l'importanza dell'esperienza all'interno delle scuole e del suo continuo ricambio. Con esperienza si intende ciò che riguarda il fare e che permette ad un bambino e non solo, di conoscere più a fondo le cose e di immagazzinarle e posizionarle sul proprio scaffale della cultura. Talune esperienze possono sembrare archiviate definitivamente, ma nel momento utile verranno ri-condotte ad un utilizzo.
Penso alle mie esperienze “creative” in età prescolare: si possono contare facilmente. Ricordo, anzi, ri-conduco alla mente le tantissime fotocopie da colorare e il come dovevano essere colorate: semplicemente “Bene!”. Questa l'unica e banale indicazione. Bisognava colorare bene e non uscire dagli spazi. O ancora le tantissime sagome di carta realizzate con l'utilizzo del punteruolo che dovevano, in una fase successiva, essere colorate e incollate. Primo round: CREATIVITA' A TAPPETO!
Quali relazioni si possono creare e dove è la stimolazione in tutto ciò?! Non dovrebbe esserci posto per un linguaggio normativo, per imposizioni o ancora per la diffusione di un modello. Non dovrebbero esistere modelli. Ghezzi ci ricorda che “l'importante non è il prodotto ma l'attività di tipo cognitivo che si esplica nel momento della progettazione e durante la realizzazione2.

Intuisco la difficoltà e l'impossibilità ad effettuare ciò quotidianamente, ma si tratta di una forma mentis che dovrebbe permeare tutta l'attività educativa.
E' diffusa l'idea che i bambini abbiano molta fantasia. Vedere nei loro disegni “cose fuori dalla realtà” non significa, però, assistere ad un evento di fantasia: “il bambino fa una operazione molto semplice: proietta tutto quello che sa su tutto quello che non conosce a fondo. (...) Per lui, che non conosce il mondo, qualunque cosa ha le stesse sue qualità: la palla grande sarà la mamma della palla piccola. Se la palla si sporca vuol dire che si è fatta la cacca addosso3.

E' qui che bisogna intervenire, attraverso l'ESPERIENZA creativa e non finalizzata se si vuole che il bambino diventi un adulto libero e non condizionato. In quest’ottica, la creatività non serve solo ai creativi, a quelli del mestiere per intenderci. La creatività è cosa di tutti e bisognerebbe iniziare a coltivarla fin da piccoli, attraverso l'aiuto di chi si occupa di bambini e gravita intorno al loro mondo. Senza l'esperienza si può solo avere una visione parziale e limitata della realtà, questo è di facile intuizione. Non bisogna ambire soltanto al bel disegno, dove colori e forme devono essere oggettivi rispecchiando la realtà. Non può essere questa l'unica ambizione e rappresentare l'indice di misurazione dell'equilibrio e della bravura di un individuo. Il linguaggio realistico/figurativo/oggettivo è il più usato perché spesso l'unico ad essere conosciuto. Il dubbio, qui, si accende: non sarà la scuola stessa ad essere portatrice sana di stereotipi? Giordano suggerisce: “I piccoli scolari nascono artisti d'avanguardia e diventano pittori della domenica4.

Quindi, operatori o insegnanti dovrebbero aiutare i bambini a memorizzare più dati possibili per permettere loro di stabilire delle relazioni tra le cose che si conoscono e poi ancora accostare, osservare, rendere trasversali i dati immagazzinati. Tutto questo dovrebbe avvenire senza un fine e soprattutto senza aver paura di un risultato più o meno comprensibile: così i lavori dei bambini ci travolgeranno, emozioneranno, colpiranno nello stesso modo in cui travolgeranno, emozioneranno e colpiranno loro stessi.
Creare relazioni, però, non è per nulla facile e naturale. E' un percorso che va FATTO insieme al bambino stimolando la sua creatività attraverso giochi creativi e permettendogli di intervenire attivamente risolvendo problemi, trovando soluzioni, costruendo: “FARE PER CAPIRE”. Dalle esperienze e dalla memorizzazione di dati dipenderà il futuro adulto e il suo essere creativo e libero. Scrivo così perché creatività e libertà vanno, a mio parere, di pari passo, perché è utile sviluppare creatività, come ci ricorda Rodari: “Non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo5.

Non bisogna aspirare unicamente ad insegnare tecniche. Il punto sta nel presentare ai bambini le diverse modalità di approccio al materiale, al colore, agli strumenti. Creare occasioni per poi lasciare che ognuno scelga i propri mezzi e decida cosa fare con quello che ha imparato. Di fatto sarà il bambino e soltanto lui a trovare, attraverso ricerca e scoperta, il metodo di utilizzo a lui più adatto alla realizzazione di quel particolare lavoro. Munari, a riguardo, scrive: “Uno nasce pittore e cerca di dire la sua su qualunque argomento, usando però solo la pittura anche dove questa non arriva a comunicare. Lo stesso dinamismo dei dipinti futuristi diventa statico quando lo si ferma in un quadro e quindi comunica invece una confusione dalla quale il pubblico non riesce a ricavarne il messaggio6.

Nella mia esperienza di operatrice di laboratori creativi ho scoperto bambini che si sono raccontati, si sono divertiti, ma anche delle volte annoiati; bambini che hanno imparato ad osservare e a pensare cosa è meglio fare...ecco che ritorna il FARE, su cui il creare e la creatività si fondano.
Sarebbe auspicabile la volontà di sostituire il carattere mercuriale di queste esperienze ad uno più costante che desse spazio al gioco creativo, al fare non finalizzato, all'esperienza perché nella scuola, luogo deputato più di altri, la creatività venisse praticata a tappeto!

1 B. Munari, in B. Restelli, Giocare con tatto, FrancoAngeli, Milano, 2002, p. 20
2 C. Ghezzi, Il bambino e la sua arte. Novantanove tesi, (ed. M. Gennari), il Melangolo, Genova, 2010, p. 68
3 B. Munari, Fantasia, Laterza, Roma-Bari, 2009, p. 30.
4 S. Giordano, Disimparare l’arte. Manuale di antididattica, il Mulino, Bologna, 2012, p. 28.
5 G. Rodari, Grammatica della fantasia. Introduzione all'arte di inventare storie, Einaudi Ragazzi, San Dorlingo della Valle, 1997.
6 B. Munari, Fantasia, Laterza, Roma-Bari, 2009, p. 143.



in “Scuola Materna per l'educazione dell'infanzia”, n°5 gennaio 2013


domenica 13 gennaio 2013

Le linee della natura

Vi propongo un'esperienza che riguarda, ancora una volta, la linea e che mi è stata proposta durante un corso di formazione, al MIC di Faenza.
Riguarda la natura e le sue linee, precisamente nasce dall'osservazione delle linee che formano i materiali, in questo caso naturali: foglie, cortecce, frutti, fiori, ecc...
Il segreto sta nell'osservare con attenzione le svariate linee che si incrociano, solchi o rilievi che si notano per una colorazione differente e che vanno a creare una tramatura. Ogni segno che si decide di riprodurre, è importante!
Si consiglia di utilizzare il colore nero su un supporto di colore bianco. In questo modo il segno grafico rende di più. Vari tipi di colore nero e vari tipi di supporti bianchi...l'importante è sempre sperimentare.






E' un'attività che richiede un po' di tempo. Si può utilizzare tempera, inchiostro, pastello, pastello a cera, penna, pennino, e altro ancora sui supporti più svariati.
Questo lavoro si può sviluppare e portare avanti, utilizzando il materiale creato. Le linee si possono ri-unire, cercando e trovando delle similitudini.




E poi ancora, nel nostro caso, abbiamo ri-creato un grande albero!